PASQUALE VITALE (a cura di), La filosofia medievale spiegata dai ragazzi

 

Pasquale Vitale (a cura di), La filosofia medievale spiegata dai ragazzi, Aversa, Gnasso Editore, 2018

Recensione/Introduzione di Mariangela Ielo

Oggi siamo tutti cittadini europei e probabilmente ci è difficile immaginare quanto questo processo di unione affondi culturalmente le proprie radici in tempi tanto lontani o anche quanto alcuni fattori, storici e culturali, ci uniscano già a partire dal medioevo.  Perché è in questo periodo che l’Europa comincia a costruirsi storicamente ed intellettualmente. Attraverso le speranze e gli ardori di molti pensatori che già credevano nel futuro, in un futuro il cui fine ultimo fosse la diffusione della cultura attraverso la salvaguardia di un glorioso passato, sulle cui spalle si reggeva la possibilità di poter costruire un nuovo modo di pensare e quindi di agire.

Partendo da un momento in cui l’interesse per la produzione filosofica e scientifica restava circoscritta ad un gruppo di religiosi e di chierici all’interno delle scuole e dei maestri, nasceva a partire dal XIII secolo una nuova figura culturale, quella dell’intellettuale, che si svilupperà assieme alle nuove istituzioni universitarie. I filosofi medioevali sono, in pratica, tutte figure di intellettuali: il loro mestiere è quello di pensatore mentre lo scopo è quello di trasmettere le loro idee, e non solo, attraverso l’insegnamento. La parola philosophus, nel medioevo poteva essere concepita solo come un prestito preso dall’antichità: Philosophus al tempo di San Tommaso d’Aquino, di Averroè e di Scoto era solo Aristotele.

Nel Medioevo viene inteso come filosofo soprattutto la figura dell’intellettuale di matrice cristiana che opera nelle istituzioni culturali europee tra il XII ed il XV secolo. Naturalmente le correnti di pensiero erano spesso assai diverse tra di loro ed il pensiero di orientamento delle varie scuole era diversificato e frastagliato.

Sant’Agostino per esempio, indaga l’interiorità umana, laddove essa riesce a connettersi con lo spirito attivo della fede religiosa, riuscendo così a far coincidere la filosofia con la religione. Anselmo d’Aosta sostiene che la fede sia alla ricerca dell’intelligenza, cercando di far combaciare perfettamente le aspirazioni dell’intelletto umano con la conoscenza della rivelazione. Abelardo applica a quest’ultima il metodo scolastico del nominalismo attraverso procedimenti analitici logici e grammaticali, compiendo un salto ardito nella storia del pensiero.

Ed infine il nuovo metodo dialettico della scolastica che sarà lo splendido frutto del pensiero filosofico del Medioevo, la cui polpa succosa sarà intrisa dall’assimilazione di tutto il passato della civiltà occidentale. Partendo dalla scienza dei predecessori, essa sarà in grado di reinventare una nuova chiave di lettura per i grandi trattati del passato, tracciando le linee primarie di quella che sarà filosofia del Rinascimento. Un’operazione di transizione delicata e non facile di cui si fece interprete soprattutto il pensiero tomista di San Tommaso d’Aquino.   

Non è sempre facile perciò, per uno studente ma anche per un lettore di buona cultura, avere sempre chiari i concetti e le funzioni della filosofia medievale, mentre spesso risultano poco chiari anche il significato preciso di termini che possiamo definire tecnici. La maggiore difficoltà oltre ai contenuti dottrinali, è senz’altro legata alla lingua latina, che resta ancor oggi la chiave di accesso principale per poter leggere correttamente questo periodo. Per superare queste difficoltà è necessaria una lettura che sia di carattere generale, in cui risulti chiaro, attraverso un linguaggio espositivo semplice ma rispettoso, il pensiero di tutti questi illustri studiosi.

Il volume curato dal Professor Vitale ed organizzato dai suoi talentuosi studenti, rappresenta un nuovo approccio alla lettura del Medioevo. Esso delinea in modo chiaro e schematico il percorso intrapreso dai vari maestri, illustrandone la personalità e la specificità. Nell’analisi qui condotta, traspaiono inoltre in modo sorprendente ed accattivante, le capacità di questi intellettuali di realizzare un discorso produttivo e fecondo attraverso il quale cercavano di trasmettere le loro opere ed il loro pensiero. Perchè trasmettere, non dimentichiamolo, era lo scopo principale del maestro. Ciò naturalmente poteva avvenire in vari modi, attraverso il commento, lo studio e la trascrizione delle opere in un monastero oppure la lectio universitaria.

Anche oggi lo scopo principale della nostra società, pur in termini diversificati e con altri mezzi (che possono essere incarnati per esempio dal cinema o da internet) è la trasmissione. E pur se essa avviene ormai sempre più spesso attraverso le nuove tecnologie, è  la scuola che resta sempre la piattaforma principale della trasmissione del sapere, all’interno della quale si realizzano e maturano gli intenti ed il percorso del nostro intelletto e della nostra coscienza.